Una yurta. Subito la memoria ti riporta a un paese lontano. È una piccola casa mobile utilizzata dalle popolazioni nomadi della grande Siberia. È una abitazione spartana, priva di qualsiasi comodità, ma serve per ripararsi dalle intemperie e dal freddo intenso delle zone artiche.

I Lituani, prima degli anni Quaranta del Novecento, non ne avevano mai vista una. Non sapevano, allora, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che quella piccola abitazione sarebbe entrata così fortemente nel loro destino. Un riparo che avrebbe decretato la loro sopravvivenza o la loro morte.

Yurta-Rumšiškės
La yurta ricostruita dalla confraternita dei Lapteviečiai in un area del Museo Etnografico di Rumšiškės.

Rumšiškės è un piccolo paesino a circa 25Km da Kaunas. È una zona molto bella nel cuore del Parco Regionale di Kauno Mario. La maggior parte del territorio è occupato da un grande lago artificiale contornato da boschi, percorso dal Nemunas, il fiume più importante della Lituania.

Qui si trova l’interessante Museo Etnografico all’aperto della Lituania, che racconta la vita del paese nel corso dei secoli. In uno dei nostri primi viaggi, trovammo in uno spazio del parco una yurta. Allora non sapevamo nulla delle incredibili vicissitudini dei Lituani sotto l’occupazione sovietica. Incuriositi, ci eravamo avvicinati. Fu il nostro primo incontro con quello che sarebbe poi diventato il progetto Lithuanian Stories.

Ci siamo ritornati con Jonas Markaukas, la cui famiglia venne deportata in Siberia nel 1941. Lui è figlio della Siberia, è nato sul Delta del fiume Lena. Oltre il circolo Polare Artico.

Jonas oggi è il presidente dell’associazione Lapteviečiai. La confraternita degli ex deportati nel Mar di Laptev, i sopravvissuti alle terribili condizioni in cui furono costretti a vivere, i loro familiari, i loro figli. Oggi, anche i loro nipoti, nati in una Lituania libera.

Vagone delle deportazioni-Rumšiškės
Nell’area dedicata agli ex deportati nel Museo Etnografico, c’è anche un vero vagone ferroviario utilizzato dai sovietici per il trasporto delle persone verso i gulag.

Accanto alla yurta c’è un vagone ferroviario adibito al trasporto bestiame. È uno dei tanti vagoni utilizzati dai Sovietici per il trasporto dei deportati.

Ex deportati nel mar di Laptev 1989-Rumšiškės
Nel 1989, poco prima della conquista dell’indipendenza da parte della Lituania, alcuni ex deportati organizzarono una spedizione sul delta del fiume Lena per cercare i resti di coloro che morirono durante la detenzione nei gulag. Arrivati lì, costruirono delle tombe e dei monumenti funerari in ricordo dei loro cari.

Nel nostro video raccontiamo questa storia: il lungo viaggio di intere famiglie con bambini piccoli, persino neonati e donne incinte, prelevati dalle loro case e spediti nelle zone più remote della Siberia. Il loro arrivo nel Nulla, dove ad aspettarli non c’era alcun riparo. Mentre l’inverno Artico, alla fine di agosto, era già alle porte.

Yurta, un riparo per non morire, lituani al Mar di Laptev

3 pensieri su “Yurta, un riparo per non morire, lituani al Mar di Laptev

Rispondi a simone giorgioni Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *