Visita al Dipartimento di Comunicazione Strategica della Lituania. Un piccolo paese con una grande importanza geopolitica, oggetto di numerosi attacchi di disinformazione.

Il palazzo è una costruzione antica che risale al 1602, quando ospitava il Noviziato dei Gesuiti. Attorno, altri edifici della Compagnia di Gesù e anche una chiesa. Passano gli anni, i secoli e quel palazzo e gli edifici satelliti ebbero altre destinazioni: uffici militari e amministrativi polacchi, e tedeschi, tra il 1914 e il 1945. Ancora uffici nel periodo sovietico. Oggi la costruzione, imponente, ma alleggerita da una architettura dalle linee essenziali, confina con la residenza presidenziale.  All’esterno nessun segno evidente del suo uso: è la sede del Ministero della Difesa a Vilnius. Niente garitte con militari armati. Solo un monumento, un grande busto in bronzo, fa la guardia all’edificio. È di Jonas Žemaitis, il comandante della Resistenza antisovietica, assassinato il 26 novembre 1954 nella prigione moscovita di Butyrka dagli agenti del NKVD di Berjia.

Il Palazzo del Ministero della Difesa della Repubblica di Lituania, a Vilnius
Il Palazzo del Ministero della Difesa nel centro di Vilnius, a ridosso della residenza presidenziale. Un complesso costruito agli inizi del Seicento come sede del Noviziato dei Gesuiti

L’appuntamento è per le 13. Un nostro contatto ci ha procurato il nulla osta per gli uffici del Dipartimento di Comunicazione Strategica. All’ingresso un gentile piantone controlla il green pass e i passaporti. Scorre una lista e trova i nostri nomi. Passiamo il tornello e siamo accolti dal nostro contatto. Poi è un percorso labirintico tra corridoi piccoli e grandi, scale per salire e scendere. Speriamo che, dopo, qualcuno ci accompagni all’uscita, è il pensiero che ci scambiamo con un’occhiata. Certi di non saper ripercorrere quel labirinto “borgesiano”. Dopo un’ultima rampa di strette scale e una porta anonima ci introduce in un ufficio. Scrivanie e computer ai quali lavorano uomini e donne, alcuni in divisa militare, altri no. Il loro compito è analizzare tutto quanto passa per il web e per i media in genere con argomento Lituania.

All'interno del Dipartimento Strategico di Comunicazione a Vilnius
Il Dipartimento di Comunicazione Strategica non svolge un lavoro di intelligence. Il suo compito è scovare fake news e propaganda che hanno come destinatario la Lituania. Negli ultimi anni, con un picco proprio nel 2021, gli attacchi di disinformazione che riguardano il piccolo Paese Baltico sono cresciuti enormemente

Passiamo accanto a una scrivania. L’abbiamo appena superata quando il militare che stava allo schermo ci guarda, si alza e ci chiede, ma in maniera affermativa: “…Siete i due giornalisti che l’altro giorno hanno intervistato il capitano Algirdas Spurga al confine con la Bielorussia?”. Sorridiamo. Siamo noi

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Altra porta ed entriamo in una saletta per riunioni, come indica il grande schermo a una parete.  Chi ci spiegherà compiti e funzionamento del Dipartimento è una giovane analista. Possiamo dire solo questo. Di più no. Niente particolari che la possano far identificare. O far identificare il luogo della chiacchierata. La registriamo, ma non potremo pubblicare la voce. Solamente la trascrizione.

Il lavoro del Dipartimento Strategico di Comunicazione non è di intelligence. Il team cerca disinformazione e propaganda su tutti i media, locali e stranieri
Il lavoro del Dipartimento di Comunicazione Strategica è molto delicato. Abbiamo ottenuto l’intervista ma non possiamo scattare foto o fare riprese video all’interno degli uffici. Ogni mese il team redige un rapporto con quanto rilevato. Fino a novembre 2021 sono stati identificati oltre mille casi in piu di fake news e propaganda rispetto al 2020

Il lavoro del Dipartimento di Comunicazione Strategica – spiega K., nome di fantasia – si basa su una attenta analisi di ciò che è pubblicato sulla Lituania sui diversi media, anche esteri. Non è un lavoro di intelligence”, tiene a precisare. Il team di analisti si limita a scovare pubblicazioni e news che parlano del Paese. Un piccolo paese qual è la Lituania, infatti, è oggetto, soprattutto in questi ultimi anni, con un picco da inizio 2021, di una martellante campagna di disinformazione. Secondo i dati raccolti, escluso dicembre, (l’incontro è avvenuto ai primi di dicembre n.d.r.) negli ultimi undici mesi sono stati rilevati oltre mille casi di disinformazione in più rispetto al 2020. Si tratta di un totale di circa novemila casi. “Gli argomenti principali oggetto di disinformazione e propaganda si sono concentrati soprattutto sulle relazioni tra Lituania e Bielorussia, seguiti al secondo posto da quelli relativi alla Russia e quindi alle relazioni tra il nostro paese e la Russia”.

Disinformazione e fake news colpiscono tutti i settori, dalla difesa alla politica estera, dalla crisi migratoria al confine Bielorusso alla politica interna.
La disinformazione e la propaganda colpiscono diversi settori: dalla crisi dei migranti al confine Bielorusso ai principi costituzionali, dalla politica estera e interna, alla cultura e all’educazione

Dai rapporti che ogni mese gli analisti redigono, si vede che la disinformazione riguarda qualsiasi settore: difesa, politica, sicurezza sociale, economia, per spingersi fino alle fake news riguardanti  cultura e istruzione. Ultimamente sono sotto attacco anche i principi costituzionali.

Continua la nostra fonte: “Stiamo rilevando numerosi attacchi su questo tema: sull’operato delle nostre guardie di frontiera, sulla politica interna ed estera nei confronti dei migranti, ad esempio”. La disinformazione e la propaganda, in particolare, riguardano i diritti umani che sarebbero violati costantemente. Una campagna che sta andando avanti da almeno quattro anni. Il Paese Baltico e la NATO, a cui la Lituania appartiene, sono accusati di provocare la Federazione Russa e la Bielorussia. Ci si spinge addirittura ad affermare che Lituania non è un paese democratico, bensì fascista, che tratta i migranti in modo disumano. Inventano e diffondono notizie false: i migranti non sono soccorsi, sono picchiati, attaccati con cani. Lo scorso agosto una fake news sosteneva che il corpo di un uomo morto in territorio lituano fosse stato gettato oltre confine, in Bielorussia. È una notizia falsa, che è stata ampiamente smentita dai fatti”.

È dezinformatsiya che va avanti da anni. L’abbiamo spesso notata anche noi, leggendo articoli, scorrendo titoli nei media più vari. Lo conferma ancora una volta la nostra analista. “…La pressione sui media è davvero alta. Gli argomenti sempre i medesimi: la Lituania è uno stato fallito che non riesce ad affrontare la crisi pandemica, la crisi migratoria, organizza esercitazioni militari aggressive in collaborazione con la NATO”.

I casi di fake news rilevati dal Dipartimento nei mesi di ottobre e novembre 2021 sono stati rispettivamente 430 e 487. Di questi 192 riguardano la crisi migratoria. “Ciò che è evidenziato nelle fake news è l’incapacità del Governo lituano di governare non solo questa crisi. Si afferma che non è in grado di proteggere i propri confini, e quindi non può proteggere i propri cittadini. Ai rifugiati non viene dato alloggio e cibo a sufficienza, i bambini sono abbandonati a loro stessi. Nonostante la realtà, e tutti possono vederla, sia completamente diversa”. Sono apparse anche notizie in cui si afferma che i lituani non parlano lituano, che si stanno arabizzando, che diventeranno un Califfato islamico… una sciocchezza ovviamente, che però può essere presa per vera dagli sprovveduti.

La nostra fonte non può dirci il motivo di tanto accanimento. È il nostro mestiere cercare collegamenti e trovarli. La Lituania da anni è il rifugio dell’opposizione bielorussa, una diaspora che ha avuto un enorme incremento all’indomani delle elezioni farsa, che hanno mantenuto al potere Lukashenko. Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione, ha trovato rifugio proprio in Lituania da dove continua la lotta del suo popolo contro il regime. Ma non basta. La Lituania oggi fa parte di un “risiko” che vede numerosi attori, non solamente la Russia. La Cina, ad esempio, ha mire espansionistiche su Taiwan, considerata una provincia ribelle, e non uno Stato. Non ha visto di buon occhio l’apertura di un ufficio consolare, praticamente con rango di ambasciata, a Vilnius. False notizie, narrazioni lanciate sui circuiti internazionali dell’informazione secondo le classiche tecniche della dezinformatsiya. Ad esempio, mescolare notizie vere, innocue e verificabili facilmente, ad altre totalmente false e tendenziose. E sono proprio le prime a fare da sponda alle seconde.

“…Il mio Paese, la Lituania, è una democrazia sovrana, che persegue una politica estera orientata a sostenere le altre democrazie. Non importa in quale emisfero si trovino”. Con questa affermazione termina il nostro colloquio. K., ricordiamo il nome è di fantasia, apre una porta, ci accompagna lungo un breve corridoio e siamo fuori dal palazzo, su una strada diversa da quella dell’ingresso.

Cacciatori di fake news e propaganda

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