La Penisola Curlandese, Neringa in Lituano, è una lunga striscia di terra di novantotto chilometri. Separa l’omonima laguna dal Mar Baltico. Alla Lituania ne appartengono cinquantatré, i rimanenti sono dell’enclave russa di Kaliningrad. È un luogo unico nel suo genere con maestose dune di sabbia, alte anche cinquanta metri. Il punto più largo della penisola è quasi quattro chilometri, quello più stretto appena trecentottanta metri. Nel 2000 la penisola è diventata Patrimonio Unesco.
La maggior parte del territorio è coperto da boschi dove vivono volpi, alci, caprioli e numerose specie di uccelli: aironi, aquile di mare e grandi cormorani.
Frequentata soprattutto in primavera ed estate, regala spettacolari paesaggi anche in inverno.
Ed è proprio l’inverno, tra gennaio e febbraio, il periodo che ho scelto per questo mio viaggio.
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Diario di viaggio
È buio e il crepuscolo è oramai un ricordo. Sono in un alloggio nei pressi della chiesa cattolica di Nida. Un po’ infreddolita sono scaldata dal tepore del mio piccolo appartamento. I pensieri vanno già all’indomani. Guardo le previsioni. È prevista neve nella notte. È da due giorni che sono sulla penisola Curlandese. Non c’è molta neve e la laguna è ghiacciata. Non come la prima volta che venni qui. Lo spessore del ghiaccio era oltre quaranta centimetri. Adesso è circa quindici. La bellezza della laguna è comunque immutata.
Aspetto con ansia una bella nevicata. Preparo la fotocamera, guardo le foto scattate fino ad ora, consulto le mappe del parco. Prima di andare a letto decido di fare una breve passeggiata. Incontro un paio di ragazzi, sono gli ospiti di Nida Art Colony, un laboratorio, una sorta di incubatore d’arte che ospita ogni anno giovani da tutto il mondo con i loro progetti. Ci sorridiamo, stanno preparando qualche strana installazione.
Mi sveglio più volte nella notte. Il silenzio mi regala strane sensazioni. Sta accadendo qualcosa, forse sono i pochi rumori sempre più attutiti, il chiarore che sembra illuminare sempre di più la stanza… ma non voglio affacciarmi alla finestra. Voglio tenermi la sorpresa per il mattino dopo. Lo sento, sta nevicando.
Una natura incontaminata
Mi sveglio presto. Fuori mi aspetta uno spettacolo fantastico. È nevicato moltissimo. La neve ha ricoperto ogni cosa. Mi incammino per raggiungere la laguna. Attraverso la Valle del Silenzio. Nessuno è passato prima di me. Solo le impronte di animali: caprioli, alci e volpi. E uccelli. Lo spettacolo è magico. Commuovente. Salgo in cima alle bianche Dune di Parnidis, le più alte della penisola, circa cinquantatré metri. Di lassù mi aspetta una bellissima vista, a est verso la laguna, a ovest verso il Mar Baltico. Si può vedere sia l’alba, sia il tramonto. Sono a pochi chilometri dal confine russo di Kaliningrad.
Sulla cima c’è un calendario solare con uno gnomone alto più di 10 metri. La sua ombra segna le ore, mentre alla base alcune sculture indicano solstizi ed equinozi.
Solo in inverno, e soltanto quando le dune sono coperte da uno spesso strato di neve, è possibile camminare senza seguire percorsi obbligati su passarelle di legno. Alcune aree anche d’inverno sono vietate. Le dune sono un ambiente fragile che va protetto. Sono di finissima sabbia bianca ricca di granelli di quarzo. Gli scienziati stimano che le dune si spostino ogni anno da 0.5 a 10 metri, secondo la forza del vento.
Scendo dalla parte opposta lungo magici sentieri bianchi. Solo il rumore dei miei passi. Non c’è nessuno. Tornata a valle, vado verso il mare. Una donna esce da una casa e si incammina nella mia stessa direzione. Ci guardiamo. Sorridiamo. Mi chiede se sono un’ospite della Art Colony. In inverno i turisti sono pochi e gli stranieri sono quasi tutti studenti e giovani artisti. Non parla inglese. È il linguaggio universale di gesti e sguardi, poche parole inglesi e lituane. Le poche che ho imparato. Ci capiamo perfettamente e proseguiamo assieme.
Il rumore delle onde diventa sempre più forte, assordante. Ed eccolo il Baltico. Sotto di noi la spiaggia imbiancata, sulla battigia la neve ha lasciato posto alla sabbia. Scure nuvole blu e timidi raggi di sole all’orizzonte. Rimaniamo senza parole e osserviamo lo spettacolo. Scendiamo. La donna mi saluta e prosegue. Io scatto qualche foto e ascolto il mare. Lei è oramai un puntino lontano, scuro sulla neve. Proseguo per tornare a Nida, prendo i sentieri secondari che mi regalano atmosfere incantate. Più mi allontano dal mare, più il silenzio mi avvolge.
Natura e cultura, i musei
La penisola Curlandese non è solo natura. I musei, seppure piccoli, raccontano le storie di questi luoghi: le tradizioni, la cultura, la storia, la difficile vita dei pescatori. Musei che raccontano di personaggi famosi che qui soggiornavano d’estate. Lavoravano ai loro progetti, condividevano con altri idee ed esperienze.
Nida, capoluogo della penisola, si trova a ridosso del confine russo. È una cittadina con caratteristiche case colorate in legno. Una di queste ospita il Museo Etnografico dei Pescatori. L’edificio è stato costruito ai primi del Novecento e restaurato dopo la distruzione causata da tempeste. Nel giardino un vecchio pozzo e alcune barche da pesca, tra queste la tipica barca di Neringa: “Kurėnas”. L’interno del museo racconta la vita dei pescatori con mobili e suppellettili originali. La cucina con la stufa in maiolica, le stoviglie e il forno utilizzato per il pane; la camera da letto e la culla dei bambini, il soggiorno, le reti per la pesca e oggetti di uso quotidiano. Molte le fotografie che risalgono al secolo passato. Altre immagini d’epoca scorrono in uno schermo.
Un moderno edificio, invece, ospita il Museo di Storia. La visita è un’immersione nella vita della penisola. Dall’artigianato locale agli attrezzi per la pesca, dalla riproduzione delle vecchie barche ai documenti e alle fotografie che raccontano le vicissitudini degli abitanti.
Poco distante la Casa Museo di Thomas Mann, lo scrittore tedesco che soggiornò a Nida per tre estati, dal 1930 al 1932. L’avevo visitata nella bella stagione e mi era rimasta nel cuore. Mann la fece costruire dopo la prima visita nel 1929 dall’architetto Herbert Reismann che riprodusse la tipica casa dei pescatori. Un ampio terrazzo si affaccia sulla laguna e regala una splendida vista. Nel Museo Memoriale sono esposti libri, articoli, saggi e lettere di Thomas Mann. Non è difficile immaginarlo seduto alla scrivania mentre scrive. Pensarlo mentre trascorre le giornate con la famiglia prima degli eventi che lo costrinsero a emigrare negli Stati Uniti. La moglie era di origine Ebraica.
Thomas Mann non fu il solo ad animare la vita culturale di Nida nel Novecento. Poco distante trovo il Museo dell’Hotel Hermann Blode, chiamato anche Casa degli Artisti. Qui dalla fine dell’Ottocento soggiornarono pittori, scrittori, musicisti. L’edificio originario fu in gran parte demolito durante il periodo sovietico, ma ne rimangono alcune parti. Oggi ospita l’hotel Nidos Banga.
All’inizio della penisola, a Smiltynė, dove attracca il traghetto proveniente da Klaipėda, incontriamo il Museo del Mare con il Delfinario. Una volta lì c’era il Forte di Neringa. È una visita molto interessante per conoscere la flora e la fauna del Baltico e della laguna, ma anche delle specie che popolano mari tropicali. C’è anche una ricca collezione di conchiglie. Le vasche ospitano pesci di ogni genere, mentre nelle piscine vivono pinguini, foche e leoni marini. Dove c’erano casematte e fortificazioni oggi c’è un’interessante esposizione dedicata alla storia Lituana della navigazione.
Il Delfinario fu aperto nel 1994 con precisi scopi educativi. Molte le iniziative rivolte ai giovani e ai bambini per far conoscere i mammiferi del mare, ma anche per insegnare il rispetto verso un ecosistema sempre più a rischio. I delfini, inoltre, sono protagonisti di un interessante progetto per aiutare persone, soprattutto bambini disabili e autistici, attraverso la singolare delfino-terapia.
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La pesca sul ghiaccio
La laguna ghiacciata di fronte a Nida. Il sole sta sorgendo all’orizzonte. È freddo questa mattina, ma sono ben coperta. E non c’è vento. Sto camminando sopra il ghiaccio. Non c’è nessuno. È mattino presto e mi sto godendo lo spettacolo. E il silenzio.
Ho appuntamento con Kristina e Saulius per andare sulla laguna dove i pescatori praticano la pesca sul ghiaccio. Siamo abituati a vederla nei film, noi gente del Sud. Un buco realizzato con una trivella e poi tanta pazienza. Ogni pescatore ha i suoi segreti per l’esca, per trovare i posti ricchi di pesce.
Saulius ha una motoslitta. Con quella trasporta persone e attrezzatura per la pesca. Salgo dietro di lui e partiamo. Il freddo mi sferza la faccia, ho solo gli occhi scoperti e guardo il nulla davanti a me. Il ghiaccio, la neve e il cielo mi fanno perdere l’orientamento. Solo voltandomi verso la costa, verso le casette colorate, riesco a tornare in me. È una bella sensazione. Ci fermiamo a circa 3 chilometri dalla riva. Attorno a noi una decina di pescatori intenti nel loro lavoro. In lontananza intravedo delle tende. Sono i pescatori che passeranno la notte sulla laguna.
Quando soffia il vento, il freddo è molto intenso anche di giorno. I pescatori usano piccole tende per ripararsi.
Saulius mi offre del thè corretto con un po’ di alcool. Un liquore d’erbe molto forte, tipico della Lituania. Fa piacere, ti scalda. Intanto mi spiega una delle tecniche di pesca: dondolare ritmicamente la lenza, seguendo movimenti sempre uguali. Attira i pesci, dice. Ci provo, ma non sono molto brava. Ridiamo della mia inesperienza. Un pescatore a pochi metri da noi mi guarda divertito e alzando la sua canna mi mostra il suo trofeo: un gran bel pesce!
È ora di tornare a riva. La motoslitta si avvicina rapidamente. Il freddo è più intenso dell’andata, ma la felicità è molto più forte.
Servizio trasporto sulla laguna