Intervista al comandante dell’eFP (enhanced Forward Presence) Battle Group in Lituania

Dopo il vertice della NATO a Madrid, l’Alleanza ha riconosciuto la Russia come sua principale minaccia. Non accadeva dal crollo dell’URSS.

Tutto il fianco orientale dell’Europa, in queste ultime settimane e anche nei prossimi mesi, si sta rafforzando con truppe e vari equipaggiamenti militari.

Particolare attenzione, ovviamente, è prestata agli Stati Baltici che secondo analisti ed esperti potrebbero essere il prossimo obiettivo della Russia.

Siamo andati alla base militare della NATO a Rukla, un paesino non lontano da Kaunas, al centro della Lituania.

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Questa base militare ospita il Battle Group NATO eFP (Enhanced Forward Presence). È una base piuttosto grande con tutto il necessario per le truppe: alloggiamenti, mense, palestre, spazi per l’addestramento e altro ancora, dove vivono circa 1.600 soldati.

La base militare NATO a Rukla (Lituania)

Non lontano dalla sede si trova l’area logistica. Lì ci sono tank e altri veicoli corazzati pronti al combattimento.

Abbiamo incontrato il comandante Daniel Andrä che arriva dalla Germania. La Germania è la nazione guida del Battle Group a Rukla che è composto da soldati provenienti da sei diverse nazioni. Oltre ai tedeschi, ci sono quelli che arrivano da Belgio, Lussemburgo, Norvegia, Repubblica Ceca e Paesi Bassi.

Quando abbiamo intervistato il comandante erano i suoi ultimi giorni a Rukla. La rotazione delle truppe e il cambio del comandante avviene ogni sei mesi.

Abbiamo cercato di capire come funziona il lavoro dei soldati della NATO in Lituania dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Se ci sono compiti diversi rispetto al passato e cosa stanno facendo per prevenire o affrontare una minaccia concreta.

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Trascrizione dell’intervista in Italiano

Lei è il comandante del Battle Group in questa base della NATO. Quali sono i suoi compiti? E come sono cambiate le regole di ingaggio dopo l’ultimo vertice della NATO a Madrid?

Il Battlegroup è schierato qui a Rukla da più di cinque anni e mezzo. Il nostro compito fin dall’inizio è stato di integrarlo. Prima di tutto sosteniamo la Lituania e forniamo un deterrente credibile e solido contro qualsiasi aggressore. È abbastanza chiaro che questo è ora rappresentato dalla Russia. Il secondo compito è, se la situazione peggiora e se è necessario, difendere assieme alla Lituania e anche con altre forze della NATO il territorio dello stato, e di altri paesi NATO, soprattutto qui nei Paesi Baltici.

Dopo la guerra iniziata il 24 febbraio in realtà e nella pratica le cose non sono cambiate molto. Ci concentriamo principalmente sull’avere una solida presenza nel paese e mostrare di essere pronti, di essere in grado di fare esercitazioni e formazione. È quello che stiamo facendo 24 ore per 24, sette giorni la settimana.

Secondo le ultime dichiarazioni ufficiali della NATO, la Russia è identificata come la principale minaccia per l’Europa e l’Alleanza. Cosa significa questo nelle vostre attività quotidiane?

Chiaramente la Russia è ora il Paese su cui ci stiamo focalizzando. Soprattutto se si guarda alla Lituania. Se non fermiamo la Russia in Ucraina, loro probabilmente, i Lituani, potrebbero essere i prossimi. Quello che stiamo facendo è prepararci, come facciamo sempre del resto come soldati, assieme ai militari statunitensi. Abbiamo un buon equipaggiamento per affrontare scontri con il nemico. Ad esempio, il corridorio di Suwalki. Ci prepariamo e alleniamo con diverse esercitazioni prestando particolare attenzione alle operazioni difensive. Per essere pronti nel caso la situazione peggiori.

Quanti soldati ci sono qui alla base? Di quali nazionalità?

In totale sono presenti sei paesi, e nel Battle Group in Lituania, la Germania è la nazione guida. Ci sono anche soldati dai Paesi Bassi, dalla Norvegia, dalla Repubblica Ceca, dal Belgio e dal Lussemburgo. Siamo in totale circa 1600. La Germania, come nazione guida, ne fornisce più di 1000. Il numero, l’impostazione che viene data, dipende un po’ dalle varie nazioni partecipanti e varia da una rotazione all’altra. Come regola sul campo ci sono circa 1600 soldati.

Come funziona la rotazione delle truppe?

Come forse saprà già, la rotazione avviene sempre ogni sei mesi. Pertanto dopo mezzo anno arriva nuovo personale e nuove attrezzature. Ciò che stiamo facendo lo pianifichiamo e lo conduciamo con molta attenzione perché non ci debbono essere lacune operative. Dobbiamo essere pronti anche durante il passaggio di consegne. Il nuovo materiale che sta arrivando in primo luogo, il nuovo personale in aggiunta e poi dovrà essere spostato gradualmente tutto il nostro materiale e altro personale. In questo modo siamo sempre pronti a compiere la nostra missione, qui nel paese.

Avete avuto qualche allarme dallo scoppio della guerra in Ucraina? Se sì, più che in passato?

Sì, di sicuro abbiamo avuto numerosi casi di allerta, ma devo dire che sono sempre state frutto di esercitazioni. In questo modo possiamo addestrarci, verificare le procedure di allarme e le procedure di dispiegamento. Molto spesso questo avviene all’inizio della rotazione. E poi eseguiamo vari tipi di addestramento ed esercizi, anche a livello di Battle Group. Tutto inizia sempre con un allarme che viene dato per addestrare le procedure: devi spostarti dalla caserma in cui vivi alla zona dove sono parcheggiate le attrezzature principali e le attrezzature pesanti. Dove ci troviamo ora. Poi ti sposti con i mezzi e vai nelle aree di sosta da dove inizi a condurre e realizzare l’addestramento o la tua missione in uno scenario reale.

Si parla molto di “forze di risposta rapida”. State implementando questa nuova strategia?

Dopo l’estate la NATO ha deciso di aumentare le forze sul fianco orientale e, come forse saprete, la Germania si è resa disponibile e sta pianificando di aumentare il numero totale di soldati nei Paesi Baltici, specialmente in Lituania. Ci assumiamo la responsabilità in questo Paese e aggiungeremo ulteriori truppe. Questo dispiegamento di comando avanzato dovrebbe essere schierato dalla fine di agosto a seguire. In seguito, su base regolare, entreranno forze aggiuntive per giornate di addestramento ed esercitazioni o nel caso di uno scenario di deterrenza o difesa in cui c’è bisogno di maggiori forze di quante ne arrivano su base permanente.

Che tipo di esercitazioni militari sono necessarie per affrontare le nuove minacce?

Quello che dobbiamo fare come militari è prepararci il meglio possibile e questo significa, se si guarda alla guerra in Ucraina, addestrarsi e formarsi a tutto campo. Ciò significa che con una minaccia aerea imminente dobbiamo avere una immediata capacità di fuoco indiretto, come l’artiglieria. Devi adottare e adattare le procedure operative standard nella direzione in cui il nemico sta conducendo una operazione e il suo modus operandi in guerra. Questo fa parte del nostro addestramento. In modo da essere preparati nel miglior modo possibile.

Prima ha citato il corridoio di Suwalki, che è il punto debole dell’Europa e della NATO. Cosa state facendo per essere pronti ad affrontare una minaccia concreta?

Ciò dice è completamente corretto. Il corridorio di Suwalki è, come si dice, un terreno chiave dal punto di vista militare. Abbiamo già pronti piani adeguati. Inoltre, questi piani devono essere portarti avanti con forze adeguate. È ciò che stiamo facendo in questo momento, aumentiamo le forze presenti. Non siamo soli qui in Lituania. Al nostro fianco ci sono le forze armate Lituane. Nei Paesi Baltici abbiamo diversi Battle Group e forze Lettoni ed Estoni aggiuntive. Ci sono anche i colleghi polacchi e la NATO ha ulteriori forze aggiuntive. Ad esempio, la NATO Response Force, (Forza di Risposta Rapida), o il nuovo modello dell’Alleanza approntato per il fianco orientale, per una sua rapida applicazione. Se necessario.

Visita alla base NATO di Rukla, Intervista al comandante
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