“Jonas Žemaitis, comandante della Lituania combattente”, è un progetto ideato dall’Associazione “Baltika-Baltijos Istorijos” e LithuanianStories per ricordare la figura del comandante della resistenza partigiana, con il prezioso supporto di Kotryna Buono, pronipote di Žemaitis. L’iniziativa è parzialmente finanziata dal Ministero della Difesa della Repubblica di Lituania.
Il lavoro è costituito da una serie di video interviste a personaggi della società civile della Lituania odierna: storici, esponenti delle istituzioni, semplici cittadini, persone che si interessano e tramandano la memoria della resistenza partigiana contro l’occupazione sovietica.
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Chi era Jonas Žemaitis? Qual è la sua eredità? Come ricordarlo nella società di oggi?
Questa è la testimonianza di Aušra Juškaitė Vilkiienė, nipote del comandante. Aušra fu deportata in Siberia a cinque anni. Sopravvissuta all’esilio, oggi vive a Kaunas con suo marito. Nella stessa città vivono anche la figlia Elena e il marito. Aušra ha quattro nipoti, due vivono a Vilnius, una a Milano in Italia, la quarta in Germania.
I ricordi di Aušra
L’intervista ad Aušra è una importante testimonianza che racconta l’aspetto più personale e familiare del Comandante della resistenza.
“…Mio zio Žemaitis, durante gli anni in cui prestava il servizio militare nella Lituania libera, veniva spesso a trovarci a Šiluva. Ricordo che era un bell’uomo: alto, amichevole e molto generoso con noi bambini. Nel periodo in cui studiava all’Accademia di Artiglieria Fontainebleau, in Francia, mi regalò una bellissima bambola francese, che camminava, muoveva la testa e diceva perfino «mamma»… Dal 1941, l’anno in cui fummo deportati in Siberia, non vidi più mio zio”.
“…Una volta arrivò da noi a notte fonda senza niente – ricorda Aušra – Ci mettemmo a piangere, io insieme a mio fratello Ramojus, e Jonas dovette andare in città a comprarci qualcosa. mio papà preparò il carro con i cavalli e lo zio ci comprò le tanto attese caramelle”.
L’esilio
Il racconto di Aušra prosegue con i ricordi del suo esilio, la fuga e il ritorno in Lituania in clandestinità nel 1948: “…In Lituania fui accolta a casa della mia madrina Antonina Berziniene. Vissi con lei per tutto il soggiorno in Lituania. Nel 1948 andai a trovare mio zio Antanas a Kiaulininkai… Venne a trovarmi un amico di famiglia, direttore della scuola di Pagegiai. Trascorsi qualche giorno insieme a lui e a sua moglie. Ricordo che mi chiesero di raccontare dei miei genitori, della fuga, se avessi incontrato mio zio Žemaitis che all’epoca era già uno dei capi partigiani. Per fortuna non lo avevo incontrato, altrimenti sicuramente glielo avrei raccontato. In seguito, fui catturata nuovamente, imprigionata e rispedita in Siberia”.
Dopo la riconquista dell’indipendenza della Lituania, avvenuta nel marzo 1990, Aušra trovò alcuni documenti nell’archivio del KGB (i servizi segreti dell’Unione Sovietica). Questi documenti testimoniano che i conoscenti di Pagegiai erano informatori dei servizi e volevano estorcerle informazioni per catturare Jonas Žemaitis.
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