Il nostro incontro con Fausta Marija Leščiauskaitė avviene in un hotel situato nel centro storico di Vilnius, capitale della Lituania: l’hotel Stikliai nel cuore della città vecchia, dove in passato c’era il quartiere ebraico e in seguito il ghetto.

Fausta Marija è una giovane giornalista lituana nata nel 1993, tre anni dopo la riconquista dell’indipendenza del suo Paese, che fu rioccupato dai sovietici alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

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Intervista alla giornalista lituana Fausta Marija Leščiauskaitė

La sua testimonianza, nell’ambito del nostro progetto, è molto importante. Perché è la testimonianza di quelle nuove generazioni che non hanno vissuto sotto l’occupazione sovietica e non conoscono direttamente la brutalità del regime e le sofferenze che invece hanno subito i loro genitori, parenti e conoscenti più anziani.

Qual è il significato della resistenza oggi?

“Ci sono molte angolazioni da cui si può guardare la resistenza lituana, ma la prima cosa che mi viene in mente sono i giovani di oggi. Credo che molti pensino che questo abbia avuto inizio negli anni ‘90, basandosi sui racconti dei loro genitori quando l’Unione Sovietica è crollata, quando c’era tanto ​​dolore, tanta gioia, tante, tantissime nuove emozioni ed esperienze… Ma la Lituania ha una storia molto più antica. I partigiani fanno parte di quella storia”.

Fausta ha sentito parlare della resistenza all’interno della sua famiglia sin da quando era bambina. Suo nonno era un prigioniero politico. Ebbe la fortuna di non essere deportato, ma la prigionia ne minò la salute. Morì prematuramente.

Durante gli studi, Fausta approfondì le sue conoscenze sulla resistenza e sul comandante Žemaitis. “…L‘oggetto della mia tesi di laurea fu la rivista Aušra e le persone che ne fecero parte. È allora che mi sono imbattuta per la prima volta nella storia di Jonas Žemaitis. Conoscere e comprendere le personalità, capire i collegamenti che ci furono, le amicizie, i rapporti… Quando inizi a capire quei contesti allora tutto diventa molto interessante”.

Come trasmettere la memoria ai giovani

Per attrarre le giovani generazioni, secondo Fausta è importante trovare nuovi metodi. Non solo monumenti o celebrazioni, ma un maggiore approfondimento sulla personalità di coloro che decisero di combattere per la libertà.

“Le vite di quei nostri eroi erano davvero piene di fascino di per sé. Non sto proponendo di creare una telenovela scadente. Sto dicendo di cercare degli spunti dalle loro vite che possano suscitare interesse”.

Mostrare l’aspetto più umano delle figure storiche aiuterebbe ad avvicinare i giovani al tema storico, alla memoria. “Quelle erano persone vere, avevano le loro storie d’amore, amavano i figli e speravano di incontrare i nipoti. A volte anche piccoli dettagli delle loro vite possono essere interessanti: che giornali leggevano, che amicizie coltivavano, chi erano i loro nemici”.

La storia può essere noiosa per i più giovani, secondo Fausta, e spesso oggi gli storici, pur essendo molto preparati, non riescono a coinvolgergli. “Mostrare il lato umano di Jonas Žemaitis e di altri combattenti. In quel modo forse si può attrarre maggiormente l’attenzione di un ragazzo di terza media, di uno studente e della maggior parte di noi”.

Il progetto

L’intervista fa parte del progetto “Jonas Žemaitis, comandante della Lituania combattente”, ideato dall’Associazione “Baltika-Baltijos Istorijos” e LithuanianStories per ricordare la figura del comandante, con il prezioso supporto di Kotryna Buono e Ana Luisa Monse, pronipoti di Žemaitis.

L’iniziativa è parzialmente finanziata dal Ministero della Difesa della Repubblica di Lituania.

Il progetto prevede una serie di interviste video a personaggi della società civile della Lituania odierna: storici, esponenti delle istituzioni, semplici cittadini, persone che si interessano e tramandano la memoria della resistenza partigiana contro l’occupazione sovietica.

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Intervista alla giornalista lituana Fausta Marija Leščiauskaitė
Progetto Žemaitis. Leščiauskaitė: nata nella Lituania libera

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